Atmosfere d’Irlanda: diario di viaggio #4

Dopo le mete turistiche dei giorni precedenti, avevamo un assoluto bisogno di tranquillità e isolamento per restare a contemplare l’Oceano senza troppa gente intorno, come era accaduto a Inish Mor e alle Cliffs of Moher.

Siamo stati indecisi fino all’ultimo se fare una deviazione fino al Loop Head, perché avremmo allungato di molto il tragitto che ci avrebbe condotti a Tralee quella stessa sera, ma infine ci siamo decisi e così ci siamo messi in marcia.

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I paesaggi scorrevano dal finestrino proprio come nei giorni precedenti, eppure qualcosa in me era cambiato. Un po’ vinta dalla stanchezza accumulata dai giorni precedenti, osservavo i muretti correre veloci fuori dall’auto insieme al mare, alle nuvole e ai campi punteggiati di pecore e mucche. In quel momento, nel viaggio silenzioso da Ennis a Loop Head, il muro della diga del mio cuore ha subito una crepa che si è fatta sempre più profonda e, lo confesso, ho lasciato finalmente che le lacrime di commozione sgorgassero senza trattenerle.

E mentre le guance si bagnavano pensavo “È tutto troppo bello”.

E più il paesaggio scorreva davanti ai miei occhi, più piangevo di gioia.

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Potrà sembrare banale o patetico a chi non ha mai sognato una meta per così tanti anni come è accaduto a me, ma ho vissuto quell’emozione, coccolandola un po’ perché in quel momento mi apparteneva. Ho ripensato alla forza di volontà che mi ha spinta ad affrontare un viaggio così lontano da casa, a tutti i limiti che avevo superato con il solo gesto di prendere l’aereo e andare in un Paese diverso dal mio. Ogni cosa è possibile, se si ha il coraggio di crederci e di volersi bene, e io lo avevo finalmente imparato. Pensavo al sogno di una vita concretizzatosi e a me, che mi trovavo esattamente dove avrei voluto sempre essere e dove sarei voluta restare.

Eppure in me c’era la consapevolezza che sarei dovuta tornare a casa, in Italia, ma non mi importava. In quel momento l’Irlanda era casa mia e volevo godermela come tale per portare in me la sua magia una volta rimesso piede sul suolo italiano. Volevo gustarmela, riempirmi gli occhi delle sue meraviglie, lasciare che l’energia dei suoi luoghi mi pervadesse con l’intento di trovare “la mia Irlanda” anche in Italia, all’occorrenza.

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Siamo arrivati a Loop Head con il sorriso sulle labbra e il vento a scompigliarci i capelli. Il faro dipinto di bianco ci ha accolto ancor prima della strepitosa vista sulle scogliere. C’era poca gente sul prato, niente a che vedere con le folle dei giorni precedenti. Finalmente!

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Le zolle coperte di erba parevano cuscini al contatto coi piedi: morbide, soffici e umide. Anche qui plotoni di fiori rosa sfidavano gli elementi, sembravano soldati pacifici con gli elmi mossi dal vento e i piedi a picco sull’Oceano Atlantico. Colonie di gabbiani sfruttavano le correnti a loro piacimento, facendo del mare lo sfondo ideale per le loro acrobazie.

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Qui ho vissuto momenti davvero intensi e molto particolari che terrò per me perché troppo personali per poter essere condivisi, ma Loop Head ha avuto per la sottoscritta ancora più fascino delle scogliere di Moher, forse per la solitudine che qui si può assaporare. Si resta seduti sull’erba con i piedi rivolti all’Oceano e poi, all’improvviso, tra le onde sottostanti si possono veder spuntare anche i delfini! Nella stagione giusta si può godere addirittura del passaggio delle balene, ma noi ci siamo ritenuti già fortunati, vedere i delfini dal vivo era un sogno che mi accompagnava fin dall’infanzia.

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Tra lacrime di gioia asciugate dal vento e l’emozione dei bei momenti vissuti, ci siamo diretti alla macchina per riprendere il viaggio, non prima di una sosta a Kilkee per un caffè e a Ballybunion per godere delle sue spiagge.

Ladies Beach è stata davvero suggestiva anche sotto la pioggia. E mentre noi eravamo incappucciati e imbacuccati per bene, qualcuno faceva il bagno in costume rincorrendo le onde sulla battigia.

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Oltre alla distesa di sabbia incorniciata dalle pareti rocciose, di Ballybunion ricorderemo sempre il dolce profumo dei Waffles freschi. Sono serviti in un chiosco che a noi è parso un po’ “l’ultima casa accogliente” in mezzo a un tempo meteorologico capriccioso che ci rincorreva da giorni.  “Delicious Waffle”, segnalava un cartello con una freccia. E deliziosi lo erano davvero!

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Il viaggio alla scoperta dell’Irlanda continua con il prossimo diario con le bellezze della penisola di Dingle.

Ci leggiamo presto!

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