Avere occhi per vedere

Come capita spesso, quando cammino in solitudine o con l’intento di restare tra me e me finisco per avere intuizioni interessanti che voglio condividere con voi.

Passeggiavo in centro città, intenta a svolgere alcune commissioni senza fretta. Avevo tempo, l’orologio non mi preoccupava e non accelerava i miei passi.

Mi sono ritrovata così ad accorgermi di un comportamento che tengo sovente in mezzo alla folla, alla confusione e più in generale quando sono in mezzo alla gente: camminavo guardandomi la punta dei piedi, del tutto ignara di quello che mi succedeva intorno, della vita che si spiegava come un libro aperto davanti ai miei occhi.

città

Sono abituata a rimanere sulle mie, a restare nella mia zona di comfort, sopratutto in città, in un ambiente che sento essere molto lontano dalla mia essenza. La massa, ahimé, mi infastidisce, motivo per cui concentro tutta l’attenzione e le energie sul mio interno, chiudendomi in un guscio di egoismo fatto di pensieri rivolti al passato o al futuro e che poco hanno a che vedere con il momento presente. E’ una reazione che, fino a quel momento, svolgevo in modo automatico e inconsapevole e credo capiti a molti.

pensiero

Quel giorno, tuttavia, mi si è accesa una lampadina interiore, una vocina che mi ha invitata a uscire da quel guscio ben protetto per guardarmi intorno. A quel punto ho iniziato a osservare la realtà, a studiarla.

Perché l’ho fatto? Be’, perché credo fermamente che essa sia uno specchio perfetto dell’inconscio, l’unico strumento a mia disposizione per sondare ciò che veramente ho dentro di me e che non emergerebbe in superficie altrimenti.

in cità

A quel punto ho capito davvero quanto sia possibile imparare dalla realtà, ed è vero che si possa apprendere più da essa che da mille corsi di spiritualità e libri, se si hanno occhi per vedere.

Ho guardato la gente camminare sul marciapiede intorno a me e mi sono impegnata a vedere ogni individuo come un’anima in cammino, coi miei stessi problemi, pensieri, aspirazioni…

Tendiamo a separarci dall’altro, a vedere le persone come qualcosa di distante da noi. Non le comprendiamo, non ne approviamo i comportamenti, le giudichiamo… Così facendo, dimentichiamo di far parte del Tutto, non viviamo nell’Uno, ma nella dualità, nella divisione che ci allontana sempre di più da ciò che realmente siamo.

separazione

In quel momento ho provato a studiare le espressioni di chi camminava intorno a me, mi sono accorta di tutto ciò che mi accadeva intorno. E non è vero che non accade mai niente, bisogna solo affinare i sensi, eliminare i pensieri di ieri e di domani, essere qui, ora, con tutto il nostro essere.

Se guardaste il mondo come l’ho osservato io nel frangente di cui vi sto raccontando, vi accorgereste di avere intorno una miniera d’oro dalla quale poter imparare. Sareste consapevoli che la maggior parte della gente vive proprio come voi: guardando solo la punta dei propri piedi, trincerandosi dietro un confine, anziché provare a superare quel limite che tanto spaventa e che sentiamo esistere tra noi e l’altro. A quel punto capiremmo che le persone che abbiamo intorno non sono pedine di una scacchiera, ma anime in cammino, ognuna con il proprio compito, facile o arduo che sia.

E se guardaste negli occhi la gente, se sorrideste mentre camminate per strada, trovereste qualcuno disposto a rispondervi con un altro sorriso, un’occhiata amichevole fugace, di una frazione di secondo… Siamo umani, non automi, a differenza di quanto siamo abituati a credere.

sorriso

Questo barricarsi in se stessi, almeno per quanto mi riguarda, è un comportamento figlio del giudizio negativo che nutro nei confronti della realtà: perché non mi piace, perché preferirei essere altrove, perché vorrei che le cose andassero diversamente, perché in città non c’è abbastanza verde e la gente è troppo grigia, ecc.

Il mio è stato per tanto tempo un (soprav)vivere passivamente, ero lo spettro di me stessa… finché non mi sono ricordata di chi fossi veramente: un’Anima incarnata per fare un’esperienza terrena, un Sé cosciente e attivo in grado di creare la propria realtà.

E allora camminando per strada ho iniziato a osservare e anche a immaginare, visualizzare, sentendomi parte di quel Tutto che fino ad allora avevo dimenticato, messo da parte e ignorato.

sguardo

Non ero più schiava. A quel punto aspiravo a diventare regina del mio regno, a dettare le regole della mia realtà senza sentirmi succube di qualcosa di più grande e più forte di me. Ed è quello che auguro anche a voi, perché c’è un’enorme differenza tra vivere e lasciarsi vivere. Concludo questo mio articolo con una citazione sempreverde di Tiziano Terzani tratta dal suo “Un indovino mi disse”:

Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro d’umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.

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