Fare o non fare? Questo è il dilemma.

Fin da quando eravamo bambini ci è stata inculcata – a chi più, a chi meno – che nella vita sia necessario sgobbare, faticare, darsi da fare. In caso contrario, si rischia di essere etichettati come scansafatiche, buoni a nulla e magari persino inetti e incapaci.

Questo schema nel quale siamo nati e cresciuti, a lungo andare si traduce in mille altri schemi di comportamento, di pensiero e di vita differenti, ma tutti raccolti sotto un’unica bandiera: quella della frenesia del fare. Cosa non importa, purché si dimostri agli altri che qualcosa si stia facendo e che non ci si sieda sugli allori, come si suol dire.

C’è chi non riesce a frenare l’attività mentale, per esempio. Ci sono persone che cercano, cercano e ricercano in continuazione, facendo indigestione di informazioni a furia di leggere, studiare e acculturarsi. La cultura, badate bene, non è un peccato né un qualcosa da disprezzare, ma come sempre il troppo stroppia. Fatevelo dire da una che per anni, alla ricerca di non si sa neppure bene cosa, si è rifugiata nei libri, assorbendo da essi ogni informazione possibile, ogni conoscenza. Il risultato? Una grande confusione. Avevo la testa piena di un’accozzaglia di nozioni interessantissime, certo, ma erano davvero utili alla mia esistenza? La risposta ve la do subito: no.

conoscere

Poi c’è chi, invece, proprio non riesce a stare fermo, deve fare qualcosa. E allora ogni giorno lo/a vedrete smontare tutta la casa per pulire ogni cosa e riordinare fino allo sfinimento. Lo/a vedrete occupare il proprio tempo con ogni tipo di attività: dalla palestra ai corsi, dal lavoro alle commissioni più disparate.

Ci sarà chi troverà impegni anche quando non li desidera davvero. Riempirà la propria agenda di appuntamenti con amici, parenti, conoscenti. Occuperà ogni minuto della propria giornata con qualcosa – o qualcuno – invitando gente a casa per pranzi/cene dispendiose in quanto a tempistiche di preparazione.

Tutti gli esempi sopra citati finiscono per generare un male che affligge ormai l’uomo moderno: stress. Il tutto sarà poi condito da ansie, preoccupazioni, frenesie di ogni sorta. Non è esattamente un quadro felice, non vi pare?

stress

Tutto questo accade perché dentro di noi esiste un programma che ci è stato inculcato dai nostri genitori – e dai loro genitori prima di loro – ma soprattutto dalla società in cui viviamo. Ci è stato insegnato a darci da fare, a non essere pigri, ma nessuno sapeva (o forse sì?) quali sarebbero stati gli effetti collaterali e indesiderati di questa programmazione cerebrale.

Il risultato è una generazione di idividui stressati, che non sanno più porsi domande esistenziali costruttive a causa del troppo fare, del troppo programmare. Abbiamo la mente occupata da una miriade di pensieri, informazioni e stimoli dei quali non siamo benché minimo consapevoli. Viviamo nella frenesia di fare, accumulare, desiderare sempre di più e non faticare mai abbastanza per ottenere ciò di cui crediamo di avere bisogno.

tempo

Adesso, però, proviamo per un attimo a dire basta. Facciamo rallentare il criceto sulla ruota, fermiamolo. Sistemiamoci sulla poltrona, sul divano, sul letto, sulla sedia… dove preferite. Stiamocene lì cinque minuti a non fare apparentemente niente. Che poi ho detto “divano” solo per fare un esempio: uscite sul terrazzo di casa, guardate fuori dalla finestra, meditate, contemplate… insomma, dedicatevi a qualsiasi cosa possa liberarvi per soli cinque minuti dal peso dei vostri pensieri, qualcosa che non implichi “fare qualcosa”, ovviamente. Sì, lo so che vi assaliranno pensieri del tipo “Oh mamma, non ho tempo! Devo fare ancora un sacco di cose! La spesa, le pulizie, la posta, la banca, il lavoro…!”, ma mettete a tacere quella voce, una buona volta. No, non vale avere a portata di mano lo smartphone o il telecomando della tv, in un momento come questo. Rilassatevi, cercate di non pensare a niente, ascoltate il vostro Io più profondo senza paura né timori. Sono cinque minuti di piena solitudine con voi stessi, un tempo dedicato a voi, per cui non definitelo sprecato, per favore.

Non è vero che non state facendo niente: state riconquistando un po’ della vostra sacrosanta libertà.

libertà relax

Libertà dagli schemi dettati dagli altri.

Libertà da tutto quello che sentite il dovere di fare.

Libertà dalla schiavitù della vostra stessa mente.

E’ una libertà che si conquista con molta fatica, ma dà grandi soddisfazioni a lungo andare.

Siamo così abituati a fare qualcosa in ogni momento della nostra giornata, da non renderci conto di quanto siamo schiavi delle nostre stesse abitudini. Siamo schiavi di ciò che pensiamo di dover fare. E quei cinque minuti sul divano li viviamo con senso di colpa, invece di assaporare quel piccolo momento come un regalo da concedere a noi stessi.

Desideriamo cambiare la nostra vita, forse, ma non sappiamo da cosa cominciare. Vorremmo cambiare casa, lavoro, amicizie, abitudini… ebbene, iniziamo da qui, da quei cinque minuti (che poi diventeranno sette, dieci, quindici…) in cui restare con noi stessi, senza affollare la mente di informazioni provenienti da libri o siti web; senza pensare alla mole di doveri che ci aspettano; senza sensi di colpa per quello che avremmo ancora da fare. Impariamo a svuotare quel serbatoio che teniamo sempre pieno, perché prima di cambiare – è bene ricordarlo – bisogna svuotarsi. Svuotarsi dei preconcetti, dei pregiudizi, degli schemi mentali che ci fanno agire ogni giorno alla stessa maniera, svuotarci dei pensieri dannosi e deleteri. E, una volta che avremo svuotato quel recipiente che è stato riempito fin dai primi attimi della nostra vita, avremo finalmente spazio per il nuovo.

Muna

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