Riscoprire antiche conoscenze

Avete mai pensato di raccogliere delle erbe, essiccarle e usarle in casa per tisane e preparati di vario genere? Vi consiglio di provare, è un’esperienza unica, genuina.

Cinque anni fa, sul finire di un agosto molto caldo, mi sono ritrovata  a fare una delle mie passeggiate in montagna. L’interesse per le erbe e la fitoterapia era nato da poco in me, anche se la botanica mi aveva affascinato già a scuola, quindi partivo avvantaggiata.

Mi sono portata dietro uno dei miei libroni belli spessi, traboccante di informazioni sul mondo vegetale, e ho cominciato a cercare tra le pagine le erbe che incontravo sul sentiero. Camminando sul prato, mi sono imbattuta in una moltitudine di fiorellini bianco-rosati, punzecchiati di continuo dalle api, che già si preparavano all’imminente autunno. Si trattava di Achillea Millefoglie, una pianta dalle mille proprietà: antinfiammatoria, antispasmodica, astringente, digestiva, diuretica e molte altre ancora. Ho deciso così di raccoglierne un po’, sia per studiarla da vicino, sia per esercitarmi nell’arte della fitoterapia e devo dire che l’esperienza non mi ha affatto delusa.

L’ho raccolta in alcuni mazzetti, facendo attenzione alle api perché la mia fobia verso gli insetti mi impediva di essere disinvolta e tranquilla…

Ho portato l’Achillea a casa, soddisfatta, e mi sono calata un po’ nei panni delle “erbane” di una volta, le donne che conoscevano le arti curative.

Ho lavato per bene l’Achillea sotto l’acqua corrente per eliminare lo sporco, le piccole ragnatele e la polvere, poi l’ho asciugata accuratamente con il getto caldo, ma debole, del phon. Una volta asciutta, l’ho messa in un sacchetto di carta di quelli che servono a conservare il pane, avete presente? Dopo di che ho legato con uno spago il sacchetto, stringendolo intorno ai gambi dell’Achillea, che ho poi appeso a testa in giù sul balcone di casa mia, in un posto in cui il sole batte spesso durante la giornata.

Tempo qualche giorno e la mia Achillea era secca, pronta per essere conservata. Non so descrivervi le emozioni del momento, tanto erano intense. Lo so, può sembrare strano che in un’era in cui si cerca di tutto per potersi divertire io abbia trovato una grande soddisfazione nel pulire, seccare e conservare una manciata di erbe raccolta in una domenica d’estate in montagna. Eppure è proprio così! Riscoprire gli antichi sapori delle cose, ritrovare antiche conoscenze perdute, percorrere i passi che migliaia di persone hanno percorso prima di me, mi ha emozionata moltissimo. Mentre lavavo l’Achillea e la preparavo per la conservazione, mi immaginavo in un’altra epoca, con abiti diversi, in un posto completamente differente da quello in cui abito oggi… e per un attimo mi sono sentita anche io un’ “erbana”, con il mio bel foulard sulla testa a tenere a bada i capelli, e la pelle bruciata dal sole, la schiena china a raccogliere erbe da riporre in un ampio cesto.

Che fine ha fatto la mia preziosa Achillea, vi starete chiedendo?

Ho staccato i fiorellini dal resto della pianta e, con una pazienza infinita, li ho riposti uno a uno in un barattolo di vetro, poi l’ho sigillato e ho scritto un’etichetta per ricordarmi il luogo e la data di raccolta e confezionamento.

Questa è stata la mia iniziazione alla fitoterapia, e anche se non sono un’erborista e purtroppo non lo sarò mai, mi piacerebbe un giorno avere il mio giardino di erbe officinali a cui attingere di tanto in tanto, sempre nel rispetto dei ritmi naturali e accontentando anche gli insetti impollinatori, per quanto i miei rapporti con loro non siano dei più felici.

La vita va sempre rispettata, in fondo, e questo non bisogna mai dimenticarlo.

Muna

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