La Valle delle Fate

C’era una volta in Italia, e c’è ancora, una valle chiamata Valle delle Fate. Oggi il nome riportato sulle carte geografiche, sui cartelli e sulle guide turistiche è un altro, ma non fatico a comprendere il perché di un tale antico appellativo. È un luogo magico, un angolo di mondo che ha molto da raccontare.

Sono tante le acque che bagnano la Valle Argentina, questo è oggi il suo nome, ed è piuttosto evidente che qui il culto della Grande Madre fosse potente.

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Ne sono un’eco i numerosissimi santuari dedicati a vergini, sante e madonne, tutti in prossimità dei fiumi o su vette sacre. Lo dimostrano le storie e le leggende sulle bàzue, le streghe, donne di conoscenza che in questi luoghi si tramandavano i loro antichi saperi. La Natura tutta ne parla, soprattutto in certi scorci dove il velo tra l’umano e il fatato si fa incredibilmente sottile.

Sono segreti scritti sui tronchi dei faggi, impigliati tra i rami più bassi degli alberi che accarezzano le acque dei ruscelli. Sono misteri che solo certi cuori odono, raccontati dalle pietre vetuste, dal vento che sibila e spettina le selve, dai fili d’erba di certe conche che intonano canti melodiosi e dalle dolci onde che danzano in polle d’acqua limpida e cristallina. In Valle Argentina tutto parla, se lo si sa ascoltare.

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Appare chiaro e inequivocabile che l’abbondanza di acque e sorgenti, di boschi fitti e a tratti impenetrabili, di canyon sinuosi  scavati dai torrenti richiamassero il corpo sacro della Grande Madre, colei che era in ogni cosa, espressione del creato e della ciclicità dell’esistenza. La forma stessa della Valle, con i suoi monti che paiono cosce ben tornite a cingere la parte più intima e umida –  l’alveo del torrente da cui oggi trae il nome – rimanda al corpo femminile dal quale si genera (e ri-genera) la vita.

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Come nella donna il suo centro sacro non si schiude per tutti, così anche la parte più intima e selvaggia della Valle delle Fate, quella che mano a mano si avvicina di più alla sorgente dell’Argentina, non si concede facilmente.

Resta al contrario quasi chiusa in se stessa, come fosse pudica, ma con questo suo pudore virginale preserva intatte la sua magia, la sua energia sacra, la fonte di tutto il suo fascino. Le elargisce solo a chi non lo violerebbe mai, a pochi prediletti che ancora sanno interpretare la voce del vento, cantare alla terra, specchiarsi nelle acque limpide e feconde, intingersi nel verde smeraldo delle sue foreste e dei suoi morbidi muschi. Offre il suo frutto più sacro unicamente a chi vibra d’amore per lei.

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Gentilmente concessa da MMM a I colori del vento.

Questo si rispecchia anche nei borghi abbarbicati nei luoghi più impervi, tanto che pare che la pietra di cui sono costituiti sfidi le leggi di gravità, urlando al cielo, al fiume, al mondo intero che resteranno lì per sempre, nonostante tutto. E lì rimarranno perché protetti dall’amore della Madre che li ha generati e che ha trasmesso geneticamente a chi ha scelto – e ancora sceglie – di vivere dei panorami offerti dai suoi fianchi, della generosità del suo ventre mai data per scontata ma sempre guadagnata con fatica, dei suoi intimi segreti da custodire.

I capelli della Madre erano biondi del grano che qui si coltivava un tempo, dorati come quelli della più bella fata di cui abbiano narrato fiabe, miti e leggende. Oggi sono verdi di arbusti, neri d’ardesia, sbiaditi di calcare e hanno filamenti argentati d’ulivo.

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In questo angolo di mondo che mi ha a suo modo adottata e a cui ormai appartengo, sono molti i richiami all’armonia femminile, saperli leggere e interpretare è impresa ardua per chi non ha occhi per vedere né orecchie per sentire, per chi esige che sia data una logica spiegazione a tutto.

Ci sono luoghi nascosti che si risvegliano al suono di un flauto o a un canto melodioso. D’un tratto, laddove prima vi era il silenzio, con quella melodia qualcosa inizia a palpitare sotto i massi, a inondare le increspature superficiali dei laghetti, a fremere tra le fronde fruscianti degli alberi. La Madre si anima, reagisce all’amore che le viene donato e sempre manifesta un dono per chi si riconosce in lei, nei suoi seni, nei suoi fertili meandri. Il messaggio arriva forte, chiaro, inequivocabile alle orecchie dei buoni ascoltatori: una piuma, l’incontro con un animale a lei sacro, un segno… Non importa il modo in cui si mostrerà, ma lo farà per certo.

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Sempre ascolta le preghiere del cuore, non quelle della mente e della bocca, ed è pronta a esaudirle, soprattutto se vengono cantate sulle acque che lambiscono le sue sponde, là dove si concentrano tutta la sua benevolenza e la sua essenza più pura e autentica. Per chi non ne trae profitto per sé, ma chiede per la comunità, sa concedere pioggia anche nell’estate più arida.

Certi anfratti, seppur raggiunti a malapena dai raggi solari, brillano come di luce propria, scintillano quasi di polvere di fata. E pare di avvertire la presenza di queste creature, di vederle e sentirle vicine.

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Lo stesso accade anche in luoghi più oscuri, dove il volto della Madre si fa più ombroso ed esprime mistero, sussurrandolo nei vapori delle nebbie e inviando i corvi dal nero piumaggio come suoi messaggeri. Ci sono boschi intitolati proprio alle fate, anche se, ancora una volta, sulle carte questo magico nome non è riportato, ma è conosciuto da chi li frequenta. In queste selve dove l’ombra ha il colore di foglie danzanti sui rami più alti, non si osa parlare, ma solo mettersi in ascolto come rispettosi ospiti. Tra le radici di quegli alberi avvengono stranezze curiose che i più scettici trasformano in motivi di risa e di scherno, mentre incantano invece i bambini e gli animi più puri.

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Lei è così, ve l’ho detto: integra e completa in se stessa, non si sciupa per chi non la comprende. Ma chi apre a lei il suo cuore, a chi le si avvicina come un figlio che abbia la voglia di apprendere e la fede cieca di abbandonarsi al suo abbraccio selvatico, dona il mondo intero, regala il sentire che appartenne a molti che in passato calcarono le sue terre e un amore che pochi possono immaginare.

Se avrete il desiderio di seguirmi alla scoperta della voce della Grande Madre della Valle delle Fate, proverò in tutta la mia umiltà a farvela conoscere meglio, guidandovi a percepirla con degli articoli dedicati. Per ora non mi resta che mandarvi un abbraccio selvatico e antico.

Mel

 

2 Comments on “La Valle delle Fate

  1. E niente. Mi sono commossa. Non conosco i luoghi di cui parli, ma li descrivi in maniera talmente emozionante che sembra di essere lì… e le tue parole mi fanno pensare ad alcuni luoghi a me cari in cui provo le stesse sensazioni di cui parli, quindi… come al solito, brava, brava, brava! ❤

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    • Li conoscerai, perché ne parlerò nei miei articoli e nelle stories di Instagram ^_^ Intanto sono felicissima che tu abbia apprezzato, ma sono ancor più contenta perché anche tu sperimenti la pienezza della Natura come la sperimento io. Ed è una benedizione, soprattutto di questi tempi. Grazie di tutto, Vale!

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