Baba Jaga la divoratrice e dispensatrice di doni

La mitologia slava, con i suoi spiriti e credenze, sortisce il suo fascino in chi si appresta a scoprirla.

Uno dei personaggi più famosi appartenente al mondo mitologico, fiabesco e culturale slavo è la Baba Jaga. La derivazione del suo nome è incerta, ma è sicuramente associata alla rabbia, alla piaga, all’orrore e al pericolo, ma anche ai serpenti, ai rettili e alla strega dei boschi per antonomasia.

Illustrazione: Francesco Francavila.

I racconti la dipingono come una vecchia dall’aspetto orripilante, che solca i cieli dentro un grosso mortaio volante il cui timone è il pestello. Ad annunciare il suo imminente arrivo è il vento forte che fa tremare le cime degli alberi e le foglie sui rami e, una volta passata, la strega lascia dietro di sé tempeste che recano morte, malattie e distruzione. Con un ramo di betulla d’argento Baba Jaga cancella i sentieri dei boschi. Ha i denti di ferro e un naso spropositato, il suo corpo ossuto e le gambe legnose la rendono simile a uno scheletro, e questo – insieme ad altri aspetti – la associano al mondo ctonio. La sua casa, dalla quale tutti si tengono alla larga, poggia su zampe di gallina ed è protetta da uno steccato fatto di ossa umane: Baba Jaga è conosciuta per essere una divoratrice di bambini e innocenti.

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La casa su zampe di gallina, illustrazione di Laura Bifano.

La porta d’ingresso alla sua dimora stregata ha una serratura provvista di denti affilati e può essere aperta solo pronunciando la parola d’ordine. La casa è servita dagli aiutanti invisibili della megera e non resta fissa in un punto: di tanto in tanto cambia posizione, ma in ogni caso la si troverà sempre nel folto di una foresta.

LA BABA

Molti sono gli spiriti e i personaggi femminili che nel folklore russo sono soprannominati con il termine “Baba“, che significa anche “nonna”, “signora”, “donna anziana”. Nel libro “Baba Jaga ha fatto l’uovo“, l’autrice Dubravka Ugresic elenca diversi spiriti femminili con questo nome. Alla Baba Serada erano sacri i lavori di tessitura e per suo volere alle donne era impedito di occuparsene di mercoledì. Un demone acquatico porta il nome di Belaja Baba, la Signora Bianca. Nella banja, il bagno di vapore tipico della Russia, si diceva abitasse la Bannaja Baba, mentre per gli ucraini esisteva uno spirito campestre chiamato la Baba del grano. Col termine “Baba”, dunque, si è finito per designare tutte le streghe, le donne con una certa sensibilità e con capacità extrasensoriali, le fattucchiere. Ma ci sono anche dei modi di dire del parlato comune che rimandano alla parola Baba. Il mese di marzo è personificato da Baba Marta, che fa nevicare scrollandosi la pelliccia pesante che ha indosso. Baba Gale è la luna, mentre l’arcobaleno è considerato la cintura della Baba; la grandine, invece, è chiamata “il miglio della Baba”. 

E’ assai interessante notare che da questi dettagli emergano le solide fondamenta della cultura slava permeata dell’antico matriarcato ancora ben radicato, e questo si rispecchia senza difficoltà nei termini d’uso comune, nelle credenze, nelle superstizioni e nella cultura tutta, che rimanda spesso al femminile in tutte le sue molteplici manifestazioni.

LE ORIGINI

Ma torniamo ora alla Baba Jaga. Creatura leggendaria, ha finito per entrare a far parte del mondo fiabesco; è sicuramente enigmatica, difficile da interpretare nei suoi differenti aspetti, e si pensa risalga a quel periodo che va dalla prima età del bronzo a quella del ferro (IV millennio a.C – XII secolo a.C.).

ArtStation - Slavic Goddess Mokosh, Ekaterina Chesalova

Mokosh, illustrazione di Ekaterina Chesalova.

Come accade spesso con le fiabe che sono pervenute fino ai giorni nostri, dunque, anche Baba Jaga sembra avere origine in verità in un remoto passato. Nel Montenegro è ormai un personaggio carnevalesco come i nostrani Pulcinella e Arlecchino, mentre per serbi, croati e bulgari è uno spirito della notte. In ogni caso, gli studiosi sono propensi a credere che originariamente fosse la dea Mokosh, legata alle streghe e alla filatura.

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Statuetta rappresentate Mokosh realizzata dall’artista Yaromir Velikorodov.

Come ogni divinità legata a quest’ultima arte, l’antica Mokosh presiedeva anche i lavori domestici, qualcuno si azzarda a sostenere che con i suoi fili reggesse il fato degli uomini e di tutte le creature viventi, come le Parche della mitologia romana, le Moire di quella greca e le Norne scandinave. Mokosh era anche connessa alla terra umida e fertile e tutte queste sue caratteristiche fanno di lei una divinità complessa, legata al ciclo di vita-morte-vita, come accade spesso alle dee dell’antichità. Lo stesso può dirsi di Baba Jaga, strega, megera e incantatrice per lo più negativa.

BABA JAGA NEI RACCONTI POPOLARI

Nonostante la sua indole malvagia, in alcune storie accade che ella aiuti l’eroe, iniziandolo a nuove conoscenze e una nuova vita. Ecco perché è un personaggio mitologico dalle caratteristiche fortemente iniziatiche. Talvolta descritta nella sua cattiveria, altre volte viene cercata dall’eroe per i suoi preziosi consigli. Pur tuttavia, interpellarla è estremamente pericoloso, vista la natura di Baba Jaga: ella richiede purezza di spirito, non accetta tutti nella sua magica dimora. L’eroe, dunque, per essere ascoltato deve attraversare un periodo di preparazione adeguata.

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Baba Jaga, illustrazione di Scott Brundage.

Baba Jaga ha dei servi invisibili nella sua casa e non intende rivelare a nessuno niente che li riguardi. Chi pone domande su di essi, viene prontamente eliminato. In particolare si conoscono tre misteriosi servi, tre cavalieri legati al giorno, al sole e alla notte, collegati alla strega e che compaiono nei pressi della sua abitazione.

Nella fiaba popolare di Vasilisa la Bella, la giovane protagonista viene mandata dalla matrigna nella casa di Baba Jaga. La nuova e invidiosa sposa del padre, infatti, voleva sbarazzarsi della figliastra: quale modo migliore, se non inviarla tra le grinfie della strega famosa per il suo essere una divoratrice di bambini? Vasilisa non si perde d’animo e raggiunge la casa stregata. Qui viene resa schiava da Baba Jaga, che la sottopone a tre prove impossibili che Vasilisa riesce a superare proprio grazie al prezioso oggetto.

#31 Baba Yaga - Bone and Sickle

Vasilisa, illustrazione di Ivan Yakovlevich Bilibin.

Nella storia che vede invece il principe Ivan come prigioniero della strega, gli aiutanti sono i servi invisibili di Baba Jaga: un cane, un gatto, un uccello e un albero.

LE INTERPRETAZIONI INIZIATICHE

L’antropologo russo Vladimir Propp identificò tre tipi di Baba Jaga: la donatrice che offre all’eroe un cavallo incantato o un oggetto magico, la rapitrice di bambini e la guerriera che, se veniva battuta dall’eroe non per aver salva la vita ma con l’intento di darle la morte, permetteva a egli di elevarsi a una maturità più grande.

Baba Yaga

Baba Jaga, illustrazione di Ivan Yakovlevich Bilibin.

Baba Jaga è  padrona della foresta e, come tale, è riconducibile alle antiche sacerdotesse che accompagnavano gli adolescenti durante le prove di iniziazione. Come spiegato nell’articolo “Le Fiabe iniziatiche: un tramite tra Anima e materialità“, molte delle storie che oggi raccontiamo ai bambini non sono altro che reminiscenze degli antichi riti iniziatici di passaggio da un’età della vita a un’altra.

A riprova del carattere iniziatico della strega c’è il fatto che a giungere da Baba Jaga sono spesso giovani rimasti soli o in procinto di compiere una missione. In verità Baba Jaga uccide il bambino, ma non nel modo in cui si è portati a credere dalle apparenze fiabesche: fa morire l’infante per consentire all’adolescente/adulto di venire alla luce.

Baba Jaga è connessa col mondo dei morti, tant’è che la sua casa è fatta di ossa. Inoltre, è situata nel folto della foresta, quel luogo magico e oscuro in cui ogni cosa poteva – e può – accadere. La sua casa non si trova mai in un luogo fisso, può spostarsi grazie alle zampe di gallina che possiede, e questo rendere la dimora della Baba Jaga difficilmente accessibile: giungono a lei coloro che sono destinati a trovarla, che possono affrontare le sue prove, che sono in grado di guardare in faccia la strega dal volto terrificante nel quale si rispecchiano tutte le loro più orrende paure. Inoltre, la casa rappresenta di fatto un luogo iniziatico e sciamanico, dove le regole dello spazio e del tempo non esistono, proprio come accade nell’Altromondo.

Fonte immagine: Pinterest.

Come in tutte le fiabe iniziatiche – e, dunque, anche in quelle che vedono Baba Jaga protagonista – muore il fanciullo per far rinascere l’individuo adulto in grado di far parte a tutti gli effetti della comunità del clan. Questa morte avviene spesso per smembramento o inghiottimento da parte di animali. Persino Maria Morevna, un’eroina di una delle tante storie dedicate a Baba Jaga, viene fatta a pezzi e il suo corpo viene poi ricomposto in seguito. Sono tutte reminiscenze degli antichi riti iniziatici delle tribù primitive e antiche, che costruivano capanne a forma di animali feroci all’interno delle quali si sarebbe svolta la trasformazione del bambino in adulto. In questo caso, le fauci dell’animale erano la porta d’accesso al regno interiore della bestia e dell’iniziando stesso. Tali riti si praticavano nel folto del bosco ed erano segreti e misteriosi, ma il bambino doveva superare prove fisiche assai dure, gli venivano inflitte pene corporali, proprio come capita anche agli eroi e alle eroine delle favole che tutti conosciamo.

Ailene Fields Baba Yaga

Scultura di Ailene Fields.

Ed ecco allora che la casa con le zampe di gallina ubicata nella foresta è una fedele rappresentazione delle capanne zoomorfe dedicate alle iniziazioni. Quella di Baba Jaga è circondata da un recinto fatto di ossa umane e la porta di tale casa può essere aperta solo da chi conosce la parola d’ordine, un rito, questo, con un forte significato simbolico attribuito al potere della parola, la quale permette di accedere a conoscenze che altrimenti resterebbero occulte. Nell’antichità, conoscere il vero nome di una persona significava avere un potere su di lei, motivo per cui in molti sceglievano un nome segreto, oltre quello di uso comune.

Il fatto che la casa avesse carattere zoomorfo, riconduce all’istintualità, ai bisogni primari dell’esistenza e, in particolar modo, alla sopravvivenza, ma anche a una vita strettamente connessa alla caccia. La casa “divorava” l’iniziando, dunque chi la abitava – Baba Jaga – era considerato un divoratore di uomini.

Sylvia Townsend Warner Lolly Willowes

Illustrazione di Angie H. Iver.

 

Inoltre, la porta della casa spaventosa di Baba Jaga è costituita da una bocca dai denti affilati; nelle fiabe accade spesso che a guardia delle porte siano posti degli animali. Anche questo è un retaggio di culti, credenze e simboli antichissimi, laddove la capanna era al pari di un tempio ed entrarvi significava accedere a un regno e a una dimensione divini. Sulla porta, dunque, sostava la divinità corrispondente a tale tempio, la quale nei secoli venne poi raffigurata con l’animale a lei sacro (per esempio la civetta per Atena).

LE INTERPRETAZIONI A CARATTERE FEMMINILE

Per tutte le caratteristiche esposte finora, Baba Jaga ha un altro importante insegnamento da impartire a chi si appresta ad accedere alle sue conoscenze. Ella è una dea oscura, ha in sé non soltanto le peculiarità iniziatiche di cui si è già parlato, ma rappresenta anche una fase del ciclo mestruale femminile, nonché un periodo specifico della vita della donna. Baba Jaga è la Luna Nuova, ha in sé le energie di distruzione, abbandono, silenzio, morte e caos del bianco satellite nella fase in cui la sua vista è celata agli occhi degli uomini. Rappresenta l’energia distruttrice e creatrice del ciclo mestruale e in particolare la fase del sanguinamento, che Miranda Gray nel suo magistrale “Luna Rossa” identifica proprio con la figura della Strega.

Photographer: Glen Morgan - Glenmorganphotography​ Model: Casey Cooper​

Foto di Glen Morgan

Baba Jaga, accomunata alla triplice dea, rappresenta la Vecchia, la saggia, “la-que-sabe” dipinta da Clarissa Pinkola Estés nel suo “Donne che corrono coi lupi“. E’ colei che conosce i misteri della vita e della morte e non permette a tutti di accedere alla sua dimensione. La donna, nel momento di pulizia dell’utero portato dalle mestruazioni, è Baba Jaga ella stessa: distrugge e lascia andare una parte di sé per ricostruire il nuovo, fa spazio alla vita con la morte della cellula uovo rimasta infeconda. Nell’antichità questo era un momento della vita femminile da viversi in solitudine, lontano dalle presenze maschili: ed ecco che anche la Baba Jaga si ritira nel bosco, circondata dalle ossa dei morti, e permette solo ai puri di cuore di avvicinarsi all’entrata della sua dimora.

Ecco allora che la strega del folklore slavo rappresenta anche la terza età della vita femminile, quella della donna in menopausa, che grazie al suo vivere la ciclicità precedente ha ottenuto un forte potere che racchiude le caratteristiche di ogni fase del ciclo mestruale: la vergine (preovulatoria), la madre (ovulatoria), l’incantatrice (premestruale), la strega (mestruale). Pertanto, la menopausa diventa per la donna quella fase della vita in cui può divenire iniziatrice della coscienza spirituale, esattamente come Baba Jaga.

 

[Copyright immagine di copertina: Cate Simmons]

 

 

 

 

2 Comments on “Baba Jaga la divoratrice e dispensatrice di doni

  1. La Baba Jaga è un personaggio veramente inquietanza e magnetico allo stesso tempo. È importante conoscere origini e tradizioni, capire cosa raccontano realmente certi personaggi e la funzione di certi elementi nella vita ancestrale. Oggi sento proprio che manca l’iniziazione, per quanto terribile ci possa apparire, come uomini e donne della “modernità”. La Dea Mokosh mi è ignota e sono curiosa di scoprire qualcosa di più… A proposito di Baba Jaga sono curiosa di leggere un libro “La casa che mi porta via” di Sophie Anderson. Lo hai letto? I tuoi post sono sempre ricchi di conoscenza, bellezza e spunti. Me ne sono persi diversi ma sto recuperando. A presto
    Agrifoglio

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    • Purtroppo la mitologia slava, con tutte le sue affascinanti credenze, è poco considerata in Italia. Si trovano poche pubblicazioni tradotte, le più valide hanno prezzi proibitivi, ma il sito “Bifrost” sta recentemente provvedendo a tradurre e rendere disponibili e fruibili le informazioni culturali e mitologiche di altri popoli, tra cui anche quelli slavi, per cui se l’argomento ti interessa, ti consiglio di dare una sbirciata da loro ^_^ Sono una garanzia, competenti e affidabili, per questo mi sento di consigliarli. Baba Jaga e la dea Mokosh sono figure affascinanti, come giustamente dicevi, anche io vorrei approfondire l’argomento, e mi trovo concorde anche per quanto riguarda le iniziazioni. Erano momenti sacri e importanti, oggi se ne è perso del tutto il valore. Conosco il libro “La casa che mi porta via”, lo sto puntando da diversi mesi, ma non l’ho ancora preso, credo lo farò a breve 🙂 Infine, ti ringrazio tanto per le belle parole che hai speso per il mio blog, sono felice che tu trovi utile il materiale che condivido. A presto!

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