Samhain e Halloween: due nomi per una sola festività

Anche se il meteo quest’anno ha fatto le bizze, l’aria si sta pian piano facendo più fresca. Nei paesi di montagna si sente l’odore della legna bruciata fuoriuscire dai camini, sui fornelli di casa cuociono le caldarroste e gustosi piatti a base di zucca e funghi, mentre nel forno spesso e volentieri cuociamo squisite torte di mele. Quasi tutte le foglie sono cadute dagli alberi e gli animali si preparano per il lungo riposo invernale. Tutto fa presagire il sonno della natura intorno a noi, e cresce la voglia di ritirarsi in se stessi, di ritrovare il piacere di riunirsi intorno al tavolo con familiarità.

Samhain, “Fine dell’Estate”, è l’antico capodanno celtico, ed è una festività che ci appartiene molto più di quanto immaginiamo. Da nord a sud, da ovest a est, l’Italia brulica di usanze e tradizioni legate a questa festa, una tra le più importanti del mondo antico. Il giorno della vigilia di novembre era dedicato ai defunti e al loro culto, questo perché l’uomo di un tempo conosceva i cicli naturali meglio di noi, assuefatti come siamo dalla modernità: quello di Samhain è infatti il periodo più cupo dell’anno, si entra a tutti gli effetti nei mesi delle tenebre, il sole non riscalda più la terra e l’inverno è alle porte. Quale periodo migliore, se non quello della morte della natura, per ricordare all’essere umano la fragilità della vita e il legame con i propri cari defunti? Nacquero dunque usanze legate a questo giorno, alcune delle quali sono in uso ancora oggi. La notte di Samhain, comunemente conosciuta come Halloween, si lasciano candele accese sui davanzali delle finestre per guidare i cari estinti durante il loro ritorno sulla terra; anche la tavola viene lasciata apparecchiata per permettere alle anime dei nostri antenati di sedersi e approfittare della gentilezza e dell’ospitalità. In alcune regioni si usa addirittura preparare un letto in più, sempre per accogliere le anime dei morti.

Cerchiamo tuttavia di leggere anche oltre le righe di quello che l’antica tradizione ha tramandato fino a noi, di adattare ai nostri tempi questa festività così controversa.

L’ho detto più volte sul blog: l’essere umano, benché creda il contrario, non è esonerato dalle energie cosmiche e naturali. Come dentro, così fuori. Come in alto, così in basso. Questo periodo dell’anno, insieme alle energie che reca con sé, richiede di accogliere ciò che è morto, così come il terreno accoglie le foglie cadute dai rami. Da esse, vecchie e morte, la terra trae energia e sostentamento, trasforma le sostanze e la materia di quelle foglie, lavorandole, per concimare le radici delle piante intorno. Il periodo di Samhain, dunque, ci chiede di fare pace con il nostro passato, accogliere tutto ciò che dentro di noi è “morto”, tutto quello che non ci appartiene più, perché ciò che siamo stati ha rappresentato il concime per renderci ciò che siamo oggi. Prendiamo esempio e forza dal nostro passato per migliorarci, per renderci consapevoli di ciò su cui dovremo ancora lavorare e sui passi che invece abbiamo già compiuto.

Dato che la notte di Samhain, secondo i Celti, non apparteneva né all’anno vecchio né a quello nuovo, essa era considerata una notte di passaggio in cui il varco tra il mondo terreno e quello ultraterreno diventava talmente sottile da permettere ai defunti di ritornare sulla terra a far visita ai propri cari. In questa notte, dunque, si traevano presagi sull’anno futuro, un po’ come facciamo il 31 di dicembre.

Essendo un periodo di passaggio, tendiamo bene le orecchie del nostro spirito, prestando attenzione ai messaggi che ci giungono dai piani sottili. Se sapremo essere vigili, potremo facilmente comprendere quali sono i cambiamenti che la nostra anima metterà sul nostro cammino per farci evolvere nel viaggio che è la vita sulla Terra.

C’erano profondi motivi nella scelta celtica di far coincidere l’inizio dell’anno nel periodo più buio, noi forse oggi stentiamo a comprenderli, ma dobbiamo pensare a un rapporto uomo-natura molto più stretto di quello che sentiamo nella nostra era di modernità. Samhain, per i Celti, rappresentava il buio e la morte, sì, ma il periodo che contraddistingue questa festività portava in sé tutte le potenzialità della rinascita futura: inizia il riposo vegetativo, ma esso è necessario affinché le piante rinascano rinvigorite in primavera. In questo, l’uomo antico vedeva un’analogia con le energie della nascita; il buio, dunque (e anche l’inverno), rappresentava il caos primordiale e l’uteri dal quale sarebbe scaturita la vita. Non c’è vita senza la morte e non c’è morte senza la vita, è una lezione che dobbiamo imparare, accettare.

Samhain, ancora oggi, ci porta a riflettere, a chiuderci nella nostra più profonda intimità al fine di affrontare i demoni che ognuno di noi si porta dentro, per sconfiggerli e rinascere più forti di prima. Con la vigilia di novembre si inaugura un periodo introspettivo, è bene continuare il bilancio iniziato a Mabon, per decidere cosa si debba cambiare nella propria vita, quali siano le abitudini da abbandonare, i comportamenti da rivedere. Prestate attenzione ai vostri sogni, in questi giorni, poiché potreste ricevere messaggi onirici importanti. Potete festeggiare organizzando una cena con amici o parenti, cucinando i piatti preferiti dai vostri cari defunti per sentirli ancora una volta vicino a voi, accogliendoli con amore e gioia. Samhain non è la festa del macabro né del demonio, non è una ricorrenza triste, ma gioiosa, un’occasione per onorare i propri antenati e ricordare con amore e piacere i bei momenti passati con chi non c’è più.

Per questa ricorrenza intagliate zucche e inserite all’interno candele da accendere la notte della viglia di novembre, create lanterne con le foglie autunnali incollate a barattoli di vetro per decorare la tavola e divertitevi divinando e facendo qualche piccola predizione per l’anno che verrà. E’ un buon momento per meditare sulle vite precedenti, per parlare di spiritualità con i propri cari. Lasciate offerte di cibo, come mele, noci, melograni e semi, alla natura che tanto ci dona ogni anno, anche se raramente ce ne accorgiamo. Preparate piatti a base di zucca, patate e ortaggi di stagione, per i dolci sono indicate le mandorle e le mele, tradizionali per il giorno dedicato ai morti.

Sitografia:

  • Strie
  • Il Calderone magico
  • Il cerchio della luna

Bibliografia:

  • L’arte della strega, Dorothy Morrison
  • Feste pagane, Roberto Fattore
  • Giardini Incantati, Devon Scott
  • Almanacco magico, Devon Scott

Lascia un commento