Gli Gnomi alchimisti e il leggendario fiore di Felce

Dicono che gli gnomi amino vivere nei boschi dove la felce cresce in abbondanza. Avete presente quel fitto arboreo umido e ombroso che sa di mistero, dove penetrano solo sporadici raggi di luce? Se ci fate caso, in certe foreste sembra che quei raggi bacino magicamente solo le felci, le quali assumono per l’occasione colori verde brillante, oppure le tinte dell’oro e del rame.

Ecco, sono quelli i luoghi che gli gnomi preferiscono. E non é un caso che questa pianta sia stata associata al Piccolo Popolo, poiché le tradizioni popolari tramandano numerose leggende sul suo conto, molte delle quali legate alla notte di San Giovanni.

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Sebbene la felce non sia mai stata vista fiorire, poiché la scienza c’insegna che si riproduce in altri modi, la magia sfida la razionalità e ci dice tutt’altro: nelle notti a cavallo del Solstizio d’Estate, la felce produrrebbe un unico, leggendario fiore, capace di donare poteri straordinari a chi riuscisse a vederlo e a coglierlo.

Secondo alcuni, il fiore di felce regalerebbe l’immortalità, oppure la capacità di guarire da ogni male. Per altri, invece, sarebbe in grado di stimolare la preveggenza e sogni profetici, soprattutto se si provasse a dormire in mezzo a questa pianta nelle notti solstiziali. Altri ancora dicono sia in grado di rivelare tesori nascosti, di offrire conoscenze perdute e ricchezze inestimabili (ma siamo poi sicuri che si parli di tesori materiali? O, forse, può rivelarci tesori più preziosi, insiti dentro di noi?).

Nei secoli, molti avventurieri sono partiti alla ricerca di questo magico e rarissimo fiore, che si dice sia bianco e oro, luminoso e iridescente. Qualcuno ha affermato di averlo anche trovato, ma come accade spesso in questi casi non é mai stato creduto.

Ed é curioso il fatto che sia nata questa associazione tra gnomi, felce e Solstizio d’Estate.

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Questi spiritelli, che il folklore ci descrive come esseri di piccola statura, col cappello a punta, la barba canuta e quasi sempre bonari, sembra siano stati conosciuti da Paracelso, antico e celebre alchimista, il quale fu il primo ad assegnare loro questo nome. Un appellativo che trasse volontariamente dal latino gnosis, a indicare le conoscenze che questi elementali possedevano, soprattutto del mondo sotterraneo e naturale.

E allora mi sorge spontanea un’altra associazione, visto che mastico ogni giorno di Alchimia e simbologia esoterica. Forse, ancora una volta, la natura e le tradizioni antiche non stanno cercando di farci credere che esistano gli gnomi e un fiore mitologico e fantastico (anche se pure su questi punti si potrebbe parlare a lungo). Forse, ciò che si é voluto intendere attraverso questa leggenda é piuttosto che la vera Conoscenza viene da dentro, dai luoghi nascosti e sotterranei della psiche (vedi lo gnomo, conoscitore delle profondità della terra), e che proprio dal conoscere le cose celate alla vista – il nostro inconscio, il nostro interno – possiamo dar vita a un fiore prezioso, che solo pochi sono in grado di trovare, o meglio, di creare. Un fiore luminoso come l’Anima, come le stelle del firmamento al quale apparteniamo, un simbolo di bellezza magica e senza eguali, capace di offrire un tipo di oro e di diamante inestimabile: il Divino Interiore.

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E’ un lavoro, questo, che conoscono bene gli alchimisti di ieri e di oggi, come lo era Paracelso. Si tratta di un processo alchemico espresso dall’acrostico V.I.T.R.I.O.L.V.M, anch’esso caro all’Alchimia. Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam, ovvero: visita le profondità della terra, cercando troverai la Pietra Nascosta, la Vera Medicina. Sembra si parli davvero di quel fiore di felce, che per una notte all’anno diviene espressione della Pietra Filosofale, capace di offrire all’individuo proprio le qualità che la tradizione popolare ha assegnato al fiore: immortalità, doti profetiche, conoscenza, ricchezza.

E’ una pianta primordiale e preistorica, la felce, che si srotola in riccioli perfetti che richiamano la spirale aurea e la sequenza di Fibonacci, a ricordarci che il Divino é insito anche in ogni più piccolo dettaglio della realtà e che tutto si muove, evolve e si trasforma.

A fare da cornice a tutto questo é il Solstizio d’Estate, momento in cui il Sole é al massimo della sua potenza, un astro che é simbolo di luce, di piena manifestazione del Sé, dello Spirito e di Dio (inteso come Fonte Energetica, più che in senso religioso).

Chi l’avrebbe mai detto! Da una fiaba, una semplice e fantasiosa storia del folklore, ecco giungere un insegnamento inestimabile per la sua profondità: é scavando dentro, nel buio, che possiamo trovare la vera luce della Conoscenza. E solo quel lavoro sotterraneo e silente, invisibile ai più, può distillare l’oro dell’Anima, in grado di manifestare pienamente il Sé – il Divino – in terra. E poi sì, sono pochi, pochissimi a intraprendere una ricerca interiore così eroica e faticosa e di trovare il tesoro dei tesori.

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Insomma, la Magia si trova in ogni cosa, anche in una leggenda. Basta saper guardare, avere occhi per vedere, come diceva qualcuno.

Mi sono ispirata a questa leggenda per dar vita a questa creazione.

Pirografia a mano su tagliere di bambù. Rifinitura a olio e cera per uso alimentare. NON DISPONIBILE.

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