Non puoi rifiutarti di essere Maestro/a

Ho affermato spesso, tra queste pagine virtuali, di quanto la vita sia un’insegnante preziosa e della validità della sua Scuola. Ho ricevuto più insegnamenti alchemici da lei che da qualsiasi altra guida (sebbene io ne abbia avute di molto valide), e oggi vorrei scendere più in profondità in questo argomento. Lo faccio riportando un episodio vissuto, un’esperienza reale, che potrebbe capitare o essere capitato a chiunque.

Mi trovo in uno stabilimento balneare in cui è stata predisposta un’area pic-nic libera. Io e mio marito prendiamo posto, è l’ora di pranzo, ma ad occupare i pochi tavolini sotto la pergola ci siamo solo io, lui e un’altra coppia.

All’improvviso il cielo si fa cupo e ben presto cominciano a scendere dal cielo le prime gocce di pioggia. In men che non si dica, dalla spiaggia sono in diversi a riversarsi nell’area libera per trovare riparo e i posti ai tavoli vengono occupati tutti. Io e mio marito concludiamo il nostro pranzo al sacco e poi ci viene voglia di un buon caffé per concludere il pasto. Lo stabilimento in questione aveva un ampio spazio coperto con tavolini, questi disponibili solo per i clienti del bar o della spiaggia attrezzata. Decidiamo allora di spostarci sotto la tettoia del locale per essere più riparati e usufruire anche dei servizi igienici. Tuttavia c’era molta gente anche lì…

Mio marito, allora, si alza e va in avanscoperta alla ricerca di un tavolino e io resto seduta per non perdere il posto a sedere, nel caso in cui lui non lo avesse trovato.

E a questo punto accade qualcosa di esilarante.

Io lo seguo con lo sguardo, attendendo un suo cenno qualsiasi e pronta ad alzarmi per raggiungerlo. Mano a mano che lui si allontana da me e si muove all’interno del locale, però, nel mio campo visivo la sua collocazione va a coincidere con quella di un’altra coppia che ho di fronte, a un paio di metri da me.

Mio marito, dunque, è sullo sfondo, mentre l’altra coppia mi sta davanti. Sono nella stessa posizione nel mio campo visivo, ma su due piani prospettici differenti.

Il punto è che il ragazzo della coppia che ho dinnanzi si sta cambiando… è in boxer e sembra proprio che io lo stia osservando molto bene, con interesse… quando invece sto guardando mio marito dietro di lui!

Con la coda dell’occhio vedo la sua ragazza guardarmi con un’espressione poco rassicurante in volto, di pura gelosia.

E, in tutto questo, nessuno dei due ha compreso la realtà delle cose.

Al cenno di mio marito, mi alzo lasciando libero il posto che occupavamo, ma, mentre cammino verso il nuovo tavolo in cui lui mi aspetta, rifletto molto sull’accaduto.

Perché é così che accade: basta un nonnulla per accendere una scintilla, aprire una porta…

E allora mi sono detta: che cosa bizzarra! Quella ragazza aveva evidentemente bisogno di provare la gelosia dentro di sé, di sperimentare i morsi dell’attaccamento, la rabbia, o qualsiasi altra emozione l’abbia attraversata in quegli istanti. L’apparente causa del suo malessere (che le si leggeva in viso) sono stata io… Io che, per uno scherzo di prospettiva, in realtà guardavo e seguivo con attenzione mio marito, ma sembrava che fossi molto interessata ai gioielli del fidanzato della ragazza.

The Unfaithful Guy/Jealous Girlfriend Meme Couple Has an Entire Story on  Shutterstock
Fonte immagine: Google. L’autore ne detiene i diritti.

Per un curioso equivoco, dentro quella ragazza si sono messe in moto delle reazioni fisiche provocate dal tornado emotivo che l’ha investita. Le emozioni recano sempre con sé delle reazioni chimiche all’interno dell’organismo, ce ne possiamo accorgere semplicemente ascoltando il nostro corpo ogni qual volta si presentino la rabbia, l’euforia, la tristezza… esse sollecitano parti specifiche del corpo e tali sollecitazioni possono protrarsi anche per giorni.

Pensate un po’. Tutto questo caos si è riversato sul fisico di questa ragazza. Per un equivoco. Per un evento del tutto inesistente, irreale, menzognero!

E questo accade di continuo nella vita di chiunque, perché in fin dei conti non vediamo mai la realtà per come essa è davvero. La percepiamo attraverso il filtro della nostra personalità, che è del tutto soggettiva.

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Ma il mio ruolo, in tutto questo, qual è stato?

Per rispondere a questa domanda, devo necessariamente fare un passo indietro.

Ognuno di noi è qui per Essere. Essere significa sì esistere, vivere, ma questo comporta qualcosa che raramente consideriamo, e cioè il manifestare quello che siamo (corpo, emozioni, mente, spirito) ed essere al contempo dei mezzi attraverso cui gli altri possano imparare a ri-conoscersi. Detto con un linguaggio caro alle scuole iniziatiche antiche: ognuno di noi è al contempo allievo e maestro per l’altro. E’ un ruolo dal quale non possiamo sottrarci. Sarebbe come se una pianta si rifiutasse di fiorire o dare frutto, il che la condurrebbe a morte certa entro un determinato periodo di tempo.

A tal proposito, sono considerati maestri: il genitore che ci abbandona, il partner che ci tradisce, il vicino di casa rumoroso e fastidioso, il collega invidioso e malevolo, il datore di lavoro irrispettoso…

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Mi rendo conto che il discorso in questione sia troppo complesso e sfaccettato per poter essere sviscerato esaustivamente in questo articolo, ma il punto è – per rispondere alla domanda di qualche riga sopra – che io sono stata maestra per quella ragazza (così come lei lo è stata per me). E non mi sono potuta esimere da quel compito, perché, attraverso di me, lei ha sperimentato una serie di emozioni (=demoni interiori) importanti, che le serviva provare e ri-conoscere, osservare.

Ci sono diverse occasioni nella vita in cui è possibile accorgersi in modo lampante del nostro ruolo di maestri/e. Uno di questi è quello che vi ho raccontato, ma capita di continuo nell’arco delle nostre giornate.

Per esempio: quante volte, mentre siete alla guida, un pedone decide di attraversare la strada? A qualcuno sorridete, ad altri no. Perché decidete di donare un sorriso a uno sconosciuto? In base a cosa, invece, ignorate il passante o, addirittura, lo guardate in cagnesco? Non c’è sempre una spiegazione logica, razionale e/o materiale. Non sempre potete rispondere: “perché ha un viso simpatico” o “perché si è buttato in mezzo alla strada, quello str***o!”. Fateci caso.

E’ l’energia, sono le vibrazioni di quella data persona a risvegliare in noi reazioni energetico-vibrazionali della stessa frequenza. Ci sarà chi avrà bisogno di un nostro sorriso, chi, invece, di uno sguardo in tralice.

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Ed ecco che, allora, diviene inutile nascondersi, come fanno molti. Ci sono persone che, per timore di essere quello che sono davvero, indossano maschere di “carineria” e gentilezza, pur di non offendere l’altro/a. Quando l’altro/a, in realtà, avrebbe tanto bisogno di un nostro gesto/tono brusco, di una smorfia.

Per cosa? Per ri-conoscersi, rispecchiarsi nell’altro/a, risvegliarsi dal torpore dei sensi, vedere oltre l’illusione, squarciare quello che gli antichi chiamavano Velo di Maya.

Le emozioni e gli eventi che viviamo sulla nostra pelle servono affinché prendiamo coscienza del nostro totale e cieco asservimento a quello che è il nostro corpo, della nostra carenza di volontà, del nostro non essere identificati con l’Anima che siamo (non che abbiamo!). Non che sia un male essere immersi nel corpo, dopotutto è la nostra materia, la casa in cui abitiamo, ma non siamo solo questo. Abbiamo una parte spirituale che non consideriamo, un potenziale che resta per lo più del tutto inespresso.

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Per concludere, dunque, non siamo qui per essere umanamente perfetti, ma rispecchiare l’universale perfezione che si avvale anche di apparenti controsensi. Siamo qui per Dare, Servire. Dare ciò che siamo, nel bene e nel male, così come la Natura dà fiori e frutti, ma anche muffe e parassiti. Servire tramite la nostra energia, le vibrazioni che ci portiamo dentro, positive o negative che siano. Non siamo qui per essere sterili e asettici. Ci serve inciampare, esultare, discutere, amarci, confrontarci, gioire… Ma la verità è che questo Essere serve anche agli altri, non solo a noi stessi.

E allora basta trattenersi. Basta fingere ciò che non siamo. Basta adeguarci a chi abbiamo accanto o di fronte “per paura di…”. Basta impedirci di mostrare il nostro volto privo di filtri: lasciamo che le emozioni lo attraversino. Nel bene e nel male. Siamo qui per questo. E (forse) non abbiamo idea di quanto il nostro riflesso serva al mondo. Perché siamo nati per essere Maestri, nessuno escluso. Non possiamo esserlo trincerandoci, ma solo schiudendoci, aprendoci. E ancora non sappiamo quanti fiori e riflessi arricchiranno la nostra e l’altrui vita percorrendo questa via.

Siamo qui per questo: Essere.

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“L’uomo che fa molto, sbaglia molto.

L’uomo che fa poco, sbaglia poco.

L’uomo che non fa niente non sbaglia mai. Ma non è un uomo.”

~ Confucio ~

Melania D’Alessandro per spondediboscomadre.com

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